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Frankenstein Junior (1974)

Updated: Mar 15, 2023


di Enrico Martinelli.


È il 1974, negli anni precedenti il pubblico americano ha assistito alla proiezione di film come Arancia Meccanica, Il Padrino o L’Esorcista e da qui a poco usciranno nelle sale Lo Squalo, Taxi Driver e Rocky; tuttavia, Mel Brooks, regista e sceneggiatore nato a New York nel 1926, sceglie di girare Frankenstein Junior, un horror in bianco e nero, quando gli spettatori si erano appena abituati alle pellicole colorate, con un soggetto fin troppo noto al pubblico ed ambientazioni già datate per l’epoca.


La scelta apparentemente fallimentare nasconde una spiegazione razionale: la parodia.

Il regista era già noto al pubblico per il film Mezzogiorno e mezzo di fuoco, parodia del film Mezzogiorno di fuoco ed in generale dell’intero genere western; ma ha voluto imprimere il suo sigillo anche sul genere horror, selezionando i punti cardine di quest’ultimo per ridicolizzarli con della sana ironia.

Il film con cui ha compiuto quest’opera è Frankenstein Junior, e la scelta del soggetto non è affatto casuale: il celebre scienziato nato dalla mano di Mary Shelley nel 1818 aveva subito decine di adattamenti cinematografici fin dalla nascita del genere horror, quindi uno spettatore che aveva assistito alla proiezione di Frankenstein (1931) sarebbe tornato in sala per vedere La Moglie di Frankenstein (1935), Il Figlio di Frankenstein (1939), La Figlia di Frankenstein (1958) e La maledizione di Frankenstein (1967).


Mel Brooks, conscio di questa ridondanza, decide di ampliare ulteriormente l’albero genealogico della famiglia Frankenstein, creando il personaggio di Frederick Frankenstein (Gene Wilder), giovane medico nipote del celebre scienziato e insegnante di medicina in un’università di New York, che per distaccarsi dalla fama, spesso negativa, portata dal suo cognome, decide di farsi chiamare Frankenstin.

La trama, ambientata negli anni Trenta lo vedrà partire per la Transilvania (luogo “preso in prestito” dal racconto di Dracula) per esaminare il castello ricevuto in eredità dal defunto nonno.

In questo luogo di confine, a metà fra la razionalità occidentale e il misticismo orientale, Frederick incontrerà il gobbo Igor (Marty Feldman) nipote dell’assistente del famoso scienziato e spalla comica del protagonista per l’intera pellicola, la seducente aiutante Inga (Teri Garr), e la misteriosa Frau Blücher, amante del defunto scienziato. Quest’ultima, farà scoprire allo scettico nipote gli appunti del nonno che, incuriosito, metterà in pratica gli esperimenti e riuscirà a creare il “mostro” facendo tornare in vita un cadavere. Tuttavia, l’esito non sarà quello sperato e la creatura riuscirà a fuggire dando al regista l’opportunità di creare diversi sketch comici con vari personaggi.

Dopo il ritorno al castello lo scienziato deciderà di trasmettere al mostro la sua capacità di ragionamento, facendogli guadagnare la fiducia dei cittadini, e ricevendo in cambio una peculiare caratteristica fisica che scatenerà la nostra ennesima risata prima della fine del film.


Per trasmettere agli spettatori le vere atmosfere dei film anni ’30, il regista non ha soltanto fatto uso del bianco e nero in modo magistrale, ma ha scelto di recuperare i vari oggetti di scena usati nei vecchi film di Frankenstein, come l’intera scenografia del laboratorio, usando inoltre le transizioni tipici del genere.

Così come il protagonista abbandona la sua devozione alla razionalità per abbracciare le nuove frontiere della scienza attraverso l’ignoto, tanto da scegliere di riacquisire con fierezza il cognome del nonno, gli spettatori dell’epoca hanno rinunciato all’idea di dover assistere all’ennesimo film horror con i soliti cliché, per comprendere la potenzialità comica e satirica di questa pellicola verso l’intero genere.

A cinquant’anni dalla sua uscita, il film continua a dimostrarsi straordinariamente attuale e intrattenente, confermando a Mel Brooks, ormai novanta settenne, che è stato capace di superare ogni genere cinematografico di tendenza negli anni successivi, creando un capolavoro che si distacca dall’anno in cui è uscito per diventare eterno nella mente degli appassionati.





Image Copyright: Radio Capital

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