di Luca Simone.
Continua il periodo nero, anzi nerissimo di Giorgia Meloni. Dopo la vicenda dei fuorionda di Giambruno e quella dei persistenti malumori in seno alla maggioranza per la legge di bilancio, ecco un nuovo scandalo a dare preoccupazione alla Premiere, scandalo che questa volta la vede coinvolta in prima persona. Il 18 settembre scorso, due comici russi, Vovan e Lexus, legati a doppio filo col Cremlino e l’SVR (il servizio segreto estero russo) sono infatti riusciti a penetrare tra le maglie della sicurezza di Palazzo Chigi fingendosi il presidente dell’Unione Africana e facendosi mettere in collegamento direttamente con la Premier. No, non è la trama di Totòtruffa o Fantozzi contro tutti, è ciò che è realmente accaduto al capo del nostro governo. Basterebbe questo per parlare di scandalo, di clamorosa gaffe degli uffici diplomatici della Presidenza del Consiglio, insomma, basterebbe già questo per far cadere qualche testa, ma, purtroppo, non è finita qui, e ad andarci di mezzo non è stata tanto la Meloni, ma il buon nome e la rispettabilità internazionale del nostro Paese.
La Premier infatti, dopo essersi fidata dell’operato della sua sicurezza e dei suoi diplomatici è caduta nel tranello posto dai due russi, e per ben tredici minuti abbondanti ha risposto a tutte le domande che questi le hanno posto, rivelando non solo le strategie di politica estera dell’Italia, ma anche il contenuto di importanti vertici tenuti con altri capi di Stato e di governo, come Joe Biden, Emmanuel Macron e Ursula Von Der Lyen. A proposito degli ultimi due si è addirittura lasciata scappare qualche frase stizzita, commentando acidamente che “Macron nemmeno mi risponde al telefono”, riferendosi alle chiamate da lei effettuate per discutere della delicata situazione dei migranti. Quest’ultima affermazione getta una luce cupa e nera sulla percezione del governo italiano a trazione meloniana all’estero e soprattutto in Francia e in Europa, due dei partner di cui l’Italia non può fare a meno. Non è però, purtroppo, finita qui.
Avendo capito di poter insistere e di poter addirittura lasciar cadere la maschera (se inizialmente i due comici avevano almeno tentato di fingere un accento africano, nella seconda metà della telefonata non si fanno problemi a discorrere con la premier in un forte accento russo), Vovan e Lexus iniziano a mettere pressione alla Meloni portandola a parlare di ciò che davvero gli interessa, ovvero il conflitto in Ucraina. È opportuno ora interrompere un attimo la narrazione per chiarire quale sia la posizione ufficiale dell’esecutivo in materia: nessuna trattativa con Mosca, aiuti militari ad oltranza a Kiev e vittoria militare sul campo con annessa espulsione dei russi non solo dalle zone occupate nel 2022-23, ma anche dalla Crimea annessa nel 2014, in sostanza le posizioni sono ufficialmente appiattite su quelle di Zelensky. In questa telefonata emergono però i veri pensieri di Giorgia Meloni, che parla apertamente di “necessità di mediare tra le parti” di modo da trovare un compromesso che possa andare bene ad entrambi, perché si dice preoccupata dalla “stanchezza” della popolazione e del suo stesso governo, braccato dal disastro economico conseguente all’aumento dei prezzi del gas. Una posizione che verrebbe condivisa anche da Joe Biden, che in queste ore immaginiamo non troppo felice della diffusione di questi audio che mettono in difficoltà anche la sua immagine pubblica. La premier, poi, prima di chiudere pensa bene anche di parlare dei risultati dell’offensiva ucraina, definita sostanzialmente inutile, chiudendo il cerchio con la rivelazione di segreti militari.
Non erano passate che poche ore da quando Giorgia Meloni dagli scranni del Parlamento si era scagliata contro il suo rivale politico e leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, accusato di essere responsabile del più grave tracollo della credibilità internazionale dell’Italia per aver “inseguito al bar”, a dire della premier in maniera indecorosa, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel ad un summit nel 2020. Questa nuova gaffe sembra decisamente superare quella dell’ex presidente del Consiglio (sempre che si possa chiamare tale), perché mette l’intera diplomazia italiana in una posizione di estrema difficoltà.
Già oggi i principali quotidiani mondiali commentando la notizia si sono scagliati contro la Meloni mettendo in dubbio non solo la sua serietà, ma concentrandosi principalmente sulle frasi pronunciate a proposito della questione ucraina, che creano una spaccatura profonda in seno al fronte atlantico, ben sapendo che l’Italia era già l’anello debole di quello stesso fronte. A nulla sono valsi i titoloni dei giornali governativi, che a suon di editoriali hanno cercato di mettere una pezza, fallendo però miseramente. Quello che più di tutti ha tentato di giustificare la Premier è stato Pietro Senaldi, che dalle colonne di Libero si è lanciato in un’apologia della “povera Giorgia” presa in giro dai cattivi hacker, ricordando ai lettori di una serie di altri scandali causati da personaggi politici.
Non è però chiaro in quale modo il fatto che anche alcuni membri dell’opposizione siano stati responsabili di gaffe dovrebbe scagionare la superficialità con cui un capo di Governo tratta le informazioni sensibili, e il tutto assume sempre meno senso se si considera che Senaldi è stato tra i primi a scagliarsi proprio contro quei personaggi. All’epoca non pensava certo a giustificarli.
La principale vittima di questa situazione, spiace dirlo, ma non è certo Giorgia Meloni. Troppo facile fare sempre ricorso al vittimismo, il potere dà sì onori, ma soprattutto oneri, e lei rappresenta il buon nome dell’Italia non solo entro i confini nazionali ma soprattutto in sede internazionale. La preoccupante facilità con cui due russi (paese con cui formalmente combattiamo un conflitto informale e abbiamo congelato i rapporti diplomatici) sono riusciti non solo a mettersi in contatto con l’inquilina di Palazzo Chigi, e sono riusciti a farsi spifferare segreti di Stato che arrivano a contraddire la stessa linea pubblica dell’esecutivo, mette l’Italia in una posizione diplomatica assai complessa. C’è da chiedersi come verrà accolta la Meloni il prossimo anno nella sede del G7 di cui sarà presidente di turno, e come verrà trattata dagli altri leader che ha apertamente criticato (Macron e Von Der Lyen) con il leader (seppur impersonato) di un’organizzazione internazionale, e soprattutto come i capi di Stato si approcceranno alla diplomazia italiana ben sapendo che i loro segreti forse non sono nemmeno più al sicuro. Ci sarebbe da ridere, ma come al solito bisogna piangere.
Image Copyright: La Repubblica
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