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Writer's pictureKoinè Journal

Koinè intervista Romagnoli (M5S): "Noi 5S siamo costruttori di pace"


di Luca Simone.


In vista delle ormai imminenti elezioni europee dell'8 e 9 giugno, Koinè Journal intervista Sergio Romagnoli, ex senatore ed oggi candidato del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione Centro


-Il primo punto del vostro programma si propone l’ambizioso obiettivo di portare la pace in Ucraina. Che tipo di pace pensate si possa ottenere?

Innanzitutto, una pace immediata e globale. Noi fin dall’inizio del conflitto abbiamo votato a favore dell’invio di armi che aiutassero a tamponare l’avanzata russa, ma chiedevamo anche l’apertura di un tavolo diplomatico in cui l’Europa intervenisse da protagonista. Al di là, dunque, delle divisioni ideologiche tra filoputiniani e filoucraini noi ci ponevamo e ci poniamo ancora l’obiettivo di cercare una sistemazione che ponga fine ad un massacro che può portarci verso la Terza Guerra Mondiale.


-Mi scusi però, il tavolo di trattative lo ha fatto saltare nei giorni scorsi proprio Peskov, portavoce del Cremlino che ha bollato come “assurda” la proposta di aprire un negoziato a Ginevra. Le sembra ci siano basi per una trattativa?

Io mi rifaccio alle parole del nostro presidente Conte che ci ha definiti “costruttori di pace”. Per noi l’Europa deve essere la principale leva diplomatica per cercare di risolvere le crisi internazionali. È ovvio che ora tutti hanno parlato fin troppo, dato che abbiamo ascoltato dichiarazioni pesanti, come quelle del segretario della NATO Stoltenberg che ha parlato della possibilità di fornire armamenti che possono colpire il territorio russo. Io trovo che dopo miliardi di euro in contributi militari è evidente che questa strategia si stia dimostrando quantomeno “fallace”. Macron ha addirittura proposto di inviare truppe sul campo, la logica conseguenza di anni di escalation incontrollata, ma mi permetta di dirle che io trovo questa proposta un’assurdità.


-Questo peso diplomatico europeo, secondo lei, si può ricercare tramite l’adozione di una politica di difesa comune autonoma da Stati Uniti e NATO? Perché questo richiederebbe un aumento degli investimenti in materia di armamenti, mentre voi nel vostro programma vi opponete fermamente a questa possibilità.

Io credo che parlare di difesa comune significhi razionalizzare le spese, e questo nella nostra idea porterebbe ad una diminuzione delle spese. Al di là di questo io ritengo necessario uno scatto culturale che porti l’Europa ad essere di più di un’unione commerciale, trasformandosi in un progetto politico che abbracci più aspetti, da quello della sanità, della transizione green arrivando anche ad una politica di difesa comune.


-Quindi, secondo lei, la difesa europea non porterebbe ad un aumento della spesa?

Secondo me no, spenderemmo meno di quanto spendiamo oggi. Io ritengo che avere una difesa unica porterebbe i 27 Paesi ad adottare una gestione unificata degli aspetti militari, e questo comporterebbe a mio avviso una razionalizzazione delle spese.


-Ursula Von Der Leyen sta avvicinando popolari, conservatori e socialisti in vista di un prossimo governo dopo le votazioni dell’8-9 giugno. Voi sareste disposti a collaborare o pensate di rimanere all’opposizione assieme ai populisti e ai nazionalisti filofascisti?

Il presidente Conte so che ha aperto colloqui per riuscire a capire come posizionare il Movimento. Sicuramente il dialogo con la presidente Meloni lo vedo difficile, anche perché le scelte fatte fin qui non mi hanno convinto sotto molti aspetti.


-Il dialogo lo vede difficile anche in Europa?

Sì, anche in Europa. Fino a ieri era euroscettica e oggi abbraccia la Von Der Leyen. Non la vedo come una interlocutrice affidabile.


-Però siete stati euroscettici anche voi…

Mi sento di dissentire perché non siamo mai stati euroscettici. Noi crediamo in un’Europa unita che si occupa di questioni trasversali e non che si preoccupa invece di burocratizzarsi. Mi faccia dire che il Patto di Stabilità firmato da Giorgia Meloni che ci toglierà 13 miliardi all’anno è il simbolo di ciò che non vogliamo, e andrebbe ritrattato. Il Debito comune pubblico portato a casa da Conte, il salario minimo universale, ecco questi sono i temi che rappresentano l’Europa che auspico e che vorrei vedere implementata e rafforzata.


-Le chiedo di Rafah. Israele ha attaccato nonostante le critiche dell’opinione pubblica mondiale e ci sono già nuovi morti civili. Cosa pensate voi di questa guerra? Si può parlare di genocidio?

Noi lo abbiamo esplicitato fin dall’inizio che ad oggi il peggior nemico di Israele e del popolo israeliano è Netanyahu, che sta alimentando l’odio atavico che per decenni abbiamo combattuto.


-Allora è d’accordo con Crosetto che ha dichiarato esattamente la stessa cosa?

Mi perdoni ma sono contento che Crosetto sia d’accordo con me. Noi abbiamo preso questa posizione fin dall’inizio, è lui che invece sembra aver cambiato idea dopo aver sostenuto ciecamente tutte le scelte compiute da Israele. Ma al di là di questo non mi interessa la polemica di fronte ad un tema così grande e di fronte a violenze così terribili. Io non faccio favoritismi e non ci sono guerre di serie A e guerre di serie B, io condanno chiunque utilizzi la guerra come strumento politico, scatenando massacri che mi viene difficile commentare. Che si parli di Hamas, di Israele o della Russia.


-Per lei siamo di fronte ad un genocidio?

Secondo me sì. Si può parlare di genocidio. Siamo di fronte ad un massacro ignobile.


-Passando alla politica interna, farete il campo largo col PD per sconfiggere la destra? Finora sembra che siate stati più occupati a bisticciare tra voi che a fare seriamente opposizione.

Io sono stato anni in commissione lavoro del Senato con Domenico De Masi a combattere per il salario minimo, il RDC, e avevamo contro le sigle sindacali e il PD. Battaglie che invece ora sembrano abbracciare. Noi stessi siamo un movimento che si è evoluto, sembrano lontanissimi i tempi dei meet up e dei V Day, invece fanno parte di noi e della nostra storia, e mi sento di sperare quindi in questa svolta del Partito Democratico che ha accettato di dialogare su molti temi. Io quindi credo nel campo largo, e credo che lavorando si possa fare, noi vogliamo unire tutte le forze progressiste, quindi non solo il PD, su punti programmatici chiari e condivisi. Io spero che questo campo largo quindi nasca, e nasca presto, perché il Paese non può sopportare un altro governo di destra come questo, che sta distruggendo sanità, diritti, giustizia e possibilità di futuro per i cittadini.


-Lei parla di “forze progressiste”, quindi si può dire che siate rivolti a sinistra?

Ma certo che sì, noi siamo orgogliosi di guardare a sinistra. Bisogna però dire che ad oggi il PD è quello più lontano dalla logica di una collaborazione sui temi. Per me la posizione che hanno espresso ad esempio sulla guerra è ad esempio inconcepibile, mentre parlando del mio territorio, le Marche, quello che il PD ha fatto in materia di sanità è incommentabile, contribuendo allo smantellamento di un servizio pubblico che andava garantito e potenziato.


-Oggi però a capo del PD c’è una persona che non era coinvolta in ciò che lei ha ora citato. Si può essere d’accordo o meno con Elly Schlein, ma non le si possono attribuire responsabilità che non ha. Lei crede nella sua segreteria? Crede che sia più possibile un dialogo col PD se lei è in sella?

Io non solo credo, ma spero in Elly Schlein. Confido molto nella sua operazione all’interno del PD per convincere i più scettici ad avvicinarsi a noi, ma devo comunque tener conto delle grandi resistenze interne che questo suo tentativo sta incontrando. Forse i nemici di questo campo largo stanno più nel PD che fuori, e questo mi dispiace. Spero che Schlein riesca a sfruttare questo momento di difficoltà per un serio e profondo rinnovamento, e che riesca a cambiare il PD e non ad essere lei quella cambiata.

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