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La CASA è anche un fatto politico.

Writer: Koinè JournalKoinè Journal

Updated: 12 hours ago


di Luca Simone.


L'importanza della “casa” è un concetto astratto, romantico, in certi casi letterario. Parlare di casa è complesso perché il rischio è quello di rimanere evanescenti, data la difficoltà di far percepire la tangibilità del concetto. Eppure, la casa, rappresenta un concetto perfettamente concreto, forse il più concreto di tutti. La casa è un concetto sociale, politico, ma soprattutto valoriale.

 

Casa” è a tutti gli effetti un valore culturale. Il tetto sopra la testa e le quattro mura tirate su per reggerlo, rappresentano la base primaria sulla quale costruire la propria vita. In Italia il diritto a poter avere una casa è riconosciuto in via interpretativa dalla Corte Costituzionale con il cosiddetto “orientamento consolidato”, ma non è pienamente sancito dalla Costituzione. Ed è qui che si innesta la battaglia di “Ma Quale Casa?”, il comitato apartitico che il 6 marzo scorso ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare proprio per modificare gli articoli 44, 47 e 117, garantendo il riconoscimento del diritto all’abitare.

 

Dalla giornata di ieri, poi, è aperta sul portale del Ministero degli Interni la possibilità di sottoscrivere la propria adesione, firmando e sostenendo l’iniziativa (clicca qui) verso quelle 50mila firme che obbligheranno il Parlamento a discuterne in aula.


Avere un tetto sopra la testa è giusto. Bastano 30 secondi del vostro tempo per cambiare questa frase da slogan a parte del nostro sistema Costituzionale”, commenta Mattia Santarelli, presidente del Comitato.

 

Un passo che passo decisivo per la creazione di una società più equa, giusta e solidale, in cui ogni individuo possa godere di una vita dignitosa, che non solo vede l’accesso a un’abitazione adeguata come bene primario e diritto della persona, ma che pone la stessa come principio in grado di orientare l’ordinamento e per la futura produzione normativa”, così recita la relazione che accompagna la proposta.

 

In un’Italia in cui crescono le disuguaglianze, cresce la povertà, aumenta la spinta inflattiva, la precarietà, dove oltre un milione di famiglie vive in condizioni di povertà assoluta, dove il tessuto sociale sta procedendo verso lo sfaldamento a causa della quasi totale scomparsa dei corpi intermedi che per decenni hanno attutito i contraccolpi sociali, la battaglia per il diritto alla casa punta a riequilibrare una situazione che rischia di sfuggire di mano.

 

Da un punto di vista politico, perché questa è una battaglia politica (non partitica, attenzione, i due termini non sono sinonimi), tornare a parlare del tema della “casa”, uno dei pochi valori condivisi in questo Paese sia a destra che a sinistra, può rappresentare una grandissima occasione di sintesi. Un’occasione che dovrebbe essere colta in particolar modo da chi, attualmente, pare più in difficoltà, ovvero il campo largo, occupato a discutere su tutto e a non mettersi mai d’accordo su nulla.

 

Parlare di un tema come quello della casa, talmente tanto ampio e generale da coinvolgere praticamente la totalità del Paese (perché tutti e tutte abbiamo avuto un problema con la casa), può rappresentare l’occasione per far tornare la politica in mezzo alla gente, rallentando anche quella emorragia di astensione che attualmente mette a rischio la tenuta delle democrazie.

 

Quando si scenderà in piazza per ribadire che avere una casa è giusto, chi avrà il coraggio di tirarsi indietro? Chi si assumerà la responsabilità politica di dire “però”?

 

Parlare di casa rappresenta la più grande occasione per la politica, per la sinistra, per il movimento progressista, di tornare tra la gente dopo essersi arroccato in arzigogolate battaglie che, come dimostrano i sondaggi, pochi effetti hanno avuto nel riavvicinare la gente comune alla politica. La casa ci può riuscire, perché la casa ci riguarda tutti e tutte.

Chi parla di casa, quindi, parla all’Italia, e non è un’occasione che si può sprecare




Con Mattia Santarelli ne abbiamo parlato anche in un podcast, lo trovi qui

 

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