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Oltre Yalta? Abbattere la Cortina di Ferro

Writer: Koinè JournalKoinè Journal

di Nicola Gentile.


Durante la Guerra Fredda, l’idea di un continente europeo riunito da Est ad Ovest era oltremodo utopistica. L’Europa del Secondo dopoguerra era tagliata in due dalla cortina di ferro e andarvi oltre richiedeva uno sforzo immaginativo e strategico notevole. Questa topografia congelata sembrava inscalfibile. Nonostante ciò, diverse figure politiche hanno immaginato un’Europa che abbracciasse l’intera area geografica del continente includendo l’Unione Sovietica. Alcune proprio mentre la Guerra Fredda era in svolgimento, altre quando la sua fine era già stata decretata. Quello si vuole cercare di fare nello spazio di queste righe, è descrivere alcune idee di un’Europa diversa da quella che la Guerra Fredda imponeva.

 

Due di queste idee provengono dalla Francia, un paese che, pur rimanendo all’interno del Blocco Occidentale, ha sempre mantenuto uno sguardo alternativo sul conflitto bipolare. Queste due idee provengono da Charles de Gaulle e François Mitterrand, tra i grandi presidenti della storia francese. Anche da Est sono provenute proposte creazione ex novo di un’architettura che includesse l’Est e l’Ovest. A questo proposito è interessante dare un’occhiata alla proposta del segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbachev.

 

L’Europa dall’Atlantico agli Urali

Forse la più rilevante tra le proposte su un’Europa allargata è, per l’appunto quella di de Gaulle. Il generale de Gaulle, eroe della Resistenza e della Liberazione francese durante la Seconda Guerra Mondiale, fu anche un protagonista indiscusso della Guerra Fredda. Egli, ritornato sulla scena politica francese nell’estate 1958 per sbrogliare la Crisi in Algeria, impose un’importante svolta alla storia della Francia repubblicana.

 

De Gaulle fu in grado di superare la pratica algerina e risollevare le sorti politiche del paese favorendo l’approvazione di una nuova Costituzione che diede vita alla V Repubblica (Brizzi e Marchi, 2011: 139). Una volta saldamente al potere come Presidente della Repubblica dal gennaio 1959, de Gaulle si dedicò all’importante sfida di dare un ruolo più decisivo alla Francia nel conflitto bipolare.

 

De Gaulle partiva da alcuni assunti fondamentali sula base dei quali orientare la politica estera francese. Era convinto che alla Francia servisse una politica di grandeur, le cui basi erano il mantenimento di un rango di grande potenza e l’indipendenza d’azione nel contesto internazionale. De Gaulle era un sostenitore della distensione e del superamento del sistema di Yalta, il termine con cui era solito riferirsi al confronto bipolare, che secondo lui aveva origine proprio dalla Conferenza di Yalta del febbraio 1945.

 

Infatti, il Presidente francese, dopo un periodo di forti tensioni internazionali a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, si dedicò pienamente nel favorire una distensione con l’Est. Soprattutto a partire dalla metà degli anni ’60, si impegnò ad approfondire il dialogo con l’Unione Sovietica nel contesto della distensione. Nella sua idea politica, il rilassamento della tensione Est-Ovest che solo la distensione poteva creare era cruciale per il raggiungimento dei suoi obiettivi di politica estera (Soutou, 2018: 298). De Gaulle fu il primo che effettivamente utilizzò l’espressione “dall’Atlantico fino agli Urali” durante una conferenza stampa alla fine del 1959 (Giusti, 2009: 3). Il Presidente francese poi ne fece uso a più riprese con l’intento di indicare geograficamente i confini dell’Europa che immaginava.

 

Purtroppo per lui, però, questo suo sogno si scontrava con la realtà dell’Europa in cui viveva. Per de Gaulle, infatti, la “piccola Europa” – ovvero la Comunità Economica Europea – non era che la base di partenza. Il seguito da lui immaginato era un vago progetto che puntava a riunire tutti gli stati europei in un nuovo sistema di sicurezza diretto da Francia e Unione Sovietica. Questo progetto intendeva chiaramente includere l’Est Europa liberato dal comunismo. Questo non significava che la Francia si sarebbe dichiarata neutrale e non avrebbe più voluto contare sugli Stati Uniti. Al contrario, de Gaulle immaginava una sovrapposizione di garanzie difensive tra quella statunitense e il nuovo ordine di sicurezza europeo (Soutou, 2018: 299).

 

Ad una più attenta analisi, il concetto di un’Europa estesa fino agli Urali che includesse l’URSS, non era che un altro modo per porsi in contrapposizione con il sistema internazionale fondato sulla contrapposizione dei due blocchi (Jouve, 1977: 15). Inoltre, de Gaulle, insistendo sul carattere europeo della Russia – termine che usava per riferirsi all’URSS proprio per rimarcarne l’appartenenza europea – desiderava segnalare ai sovietici la disponibilità francese ad aprirsi e a collaborare solo su questioni che riguardassero l’Europa. A suo modo di vedere infatti tutto ciò che restava ad Est degli Urali non era che un insieme di “colonie” che l’Unione Sovietica aveva ereditato dall’epoca zarista. Questi territori non erano pertinenti agli affari europei e pertanto non interessavano al Generale (Jouve, 1977: 15). Insomma, era evidente come de Gaulle avesse formulato la sua idea di una Grande Europe, un’Europa tutta intera che avrebbe incluso anche la Russia fino agli Urali.

 

La Confederazione europea

Mitterrand, in un certo senso, raccolse l’eredità di de Gaulle quanto alla visione sulla spaccatura del continente. Per quanto il contesto politico fosse diverso da quello che si presentava agli occhi di de Gaulle, le linee guida dell’azione esterna francese erano rimaste pressappoco le stesse. Mitterrand divenne Presidente in un momento di forti tensioni Est-Ovest dovuti alla fine della distensione. Il periodo a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 caratterizzati da un dialogo costruttivo e fruttuoso, basti pensare al risultato raggiunto nel contesto della CSCE di Helsinki nel 1975. Questo periodo ebbe fine con l’invasione sovietica dell’Afghanistan e la crisi degli Euromissili.

 

Nonostante il panorama fosse diverso, alcuni assunti di base rimanevano validi. Partiamo dal fatto che, anche Mitterrand, come de Gaulle, credeva fortemente nella necessità di “andare oltre Yalta, cioè sganciarsi dalla logica dei blocchi insita nella Guerra Fredda. Questo assunto era rimasto la base della diplomazia francese da de Gaulle in poi ed era stata presa in prestito perfino da Mitterrand, un socialista e anti-gaullista convinto (Bozo, 2016: 34). Mitterrand, soprattutto con l’arrivo al potere di Gorbachev nella primavera del 1985, sposò l’idea gaullista di creare un nuovo sistema di sicurezza europeo le cui colonne portanti fossero proprio la Francia e l’Unione Sovietica. A questa dimensione prettamente gaullista, Mitterrand aggiungeva una dimensione socialista, secondo cui la nuova Europa unita avrebbe potuto tenere testa alla rivoluzione ultra-capitalista e liberale cappeggiata da Washington e Londra (Soutou, 2018: 499).

 

Mitterrand derivò dal pensiero gaullista un importante rispetto all’assetto dell’Europa. Nel suo secondo mandato (1988-1995), il Presidente francese si ritrovò ad affrontare gli stravolgimenti del blocco socialista nel corso del 1989. Egli si ritrovò a far fronte al crollo del Muro nel novembre 1989 e al processo di distacco e liberalizzazione dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica. In questo contesto, Mitterrand temeva la fine dell’era bipolare come momento potenzialmente destabilizzante che avrebbe potuto riportare l’Europa alle turbolenze nazionaliste del 1914 (Bozo, 2008: 395).

 

Mitterrand sostanzialmente desiderava che tutti i paesi che stavano disertando il blocco sovietico non cadessero nel caos del nazionalismo. Per farlo riteneva che fosse necessario stabilire un legame saldo tra questi paesi e l’Europa occidentale. Il presidente, però, non voleva che questi paesi entrassero immediatamente a far parte della Comunità Europea, serviva un periodo di adattamento graduale in un quadro di forte ancoraggio all’Europa occidentale. Pertanto, Mitterrand lanciò il suo progetto per i paesi dell’Europa orientale durante il discorso di fine anno del 1989 (Bozo, 2008: 393).

 

Il suo piano era quello di veder nascere una Confederazione Europea nel corso degli anni ‘90. La Confederazione prevedeva la creazione di legami con i paesi dell’Europa Centro-Orientale attraverso programmi di cooperazione in alcune macro aree concrete come la cultura o l’energia. (Bozo, 2008: 404). Il progetto non presentava alcuna idea cooperazione in ambito di sicurezza, cosa che avrebbe ulteriormente irritato gli americani. Si trattava di un’iniziativa aperta a paesi europei avviati sulla strada della democrazia o pronti ad intraprenderla. In questo senso l’invito era esteso anche all’URSS. L’elaborazione di questo piano in realtà non iniziò fino alla fine del 1990 e, nonostante si dimostrasse promettente, la sua messa in pratica risultò in un fiasco. Vuoi per l’opposizione degli Stati Uniti, avversi ad un progetto che non li coinvolgeva, vuoi per la concorrenza della Germania e la mancanza di coordinazione con essa, la Francia di Mitterrand non riuscì a proporsi come interlocutore primario dei paesi uscenti dal blocco sovietico.

 

La Casa Comune europea

Come anticipavamo, l’arrivo di Gorbachev alla guida dell’Unione Sovietica rappresentò un’importante svolta nel dialogo tra Mosca e Parigi. Propria questo dialogo diede la possibilità a Gorbachev di farsi portatore dell’idea di una “Casa comune europea”, un non meglio definito progetto paneuropeo. Egli rivendicava l’appartenenza dell’URSS ad un’Europa dall’Atlantico fino agli Urali come opposta ad un’Europa limitata “da Brest a Brest (Giusti, 2009: 1). Gorbachev desiderava ristrutturare il sistema europeo in senso di eliminare l’equilibrio tra le superpotenze e creare un nuovo ordine paneuropeo. Ad ogni modo, la sua iniziativa non fu particolarmente ben articolata e non esplicitò mai delle indicazioni precise in campo securitario.

 

Gorbachev cercò a più riprese di sottoporre l’idea ai partner occidentali con cui dialogava, ma essi non facevano altro che rispondere vagamente ed evasivamente. Gorbachev arrivò anche a paragonare il proprio progetti di Casa comune con la Confederazione europea di Mitterrand, ottenendo da quest’ultimo un secco diniego, per il Presidente francese la sua idea non aveva nulla a che fare con quella del leader sovietico. Ad ogni modo, il progetto di Gorbachev rimase a galla quasi solo grazie al contesto internazionale: il favore di cui godeva Gorbachev presso l’opinione pubblica occidentale e il credito che erano disposti a dargli i leader europei e nordamericani gli consentivano di portare avanti una tale proposta. Fu poi il turbolento anno 1989 a porre fine a qualsiasi possibilità di attuazione concreta delle Casa comune.

 

Tutto sommato, possiamo concludere che tutte queste idee avevano in comune era che partivano dal presupposto di allargare il concetto di Europa in modo che superasse le divisioni esistenti. Ognuna delle idee riportate partiva da presupposti e contesti politici diversi e cercava di raggiungere obiettivi altrettanto differenti. Ma, che si trattasse di allargare il concetto strategico di sicurezza collettiva occidentale anche all’Unione Sovietica oppure di ideare un quadro collettivo di cooperazione, il succo della questione era sempre lo stesso: creare un’Europa allargata e unita che abbracciasse l’Est e l’Ovest.

 

 

 

 

 


Bibliografia

Bozo, Frédéric (2016) French Foreign Policy since 1945: An Introduction. English Ed. Oxford e New York: Berghan Books

Bozo, Frédéric (2008) The Failure of a Grand Design: Mitterrand's European Confederation, 1989-1991. Contemporary European History, Vol. 17, No. 3. Cambridge: Cambridge University Press.

Brizzi R. E Marchi M. (2011) Storia politica della Francia repubblicana (1871-2011). Milano: Le

Monnier

Giusti S. (2009) La proposta del presidente russo per un Trattato di sicurezza pan-europea. ISPI n. 171 2009

Giusti. S. (2009) La sicurezza dall’Atlantico agli Urali secondo la Russia. ISPI n. 114 2009

Fedorov, Y. (2009) Medvedev’s initiative: A Trap for Europe? Central European Journal of International and Security Studies, Volume 3, Issue 2

Jouve, E. (1977) L’Europe de l’Atlantique à l’Oural Espoir n°18

Soutou, G.H. (2018) La Guerre Froide de la France : 1941-1990. Parigi : Tallandier








 
 
 

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